lunedì 14 luglio 2014


 

OGNI TANTO

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Di Vincenzo Calafiore

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Nella notte, voci sgraziate, distorte assieme alle parole, ai pensieri fino ad un’alba ancora ignota.

Mi raccontano e portano gli echi di antiche felicità, quando tutto aveva un senso, perfino le mie parole che oggi appena ricordo; passano assieme a loro volti di un tempo chiusi nel loro stesso ciclo finale.

E’ venuta mia madre, la grande assente.

E’ venuta con quel suo sorriso di sempre, con la sua maniera di guardarmi dentro, con le sue risposte senza avermi posto domande.

Quanto è distante,

Quanto è lontana da me.

Allora, la notte non è più conciliante è divenuta un nemico da temere, da sopraffare e vincere squarciandole il buio….. il suo cuore pulsante.

Ancora con lei negli occhi mi sollevo dalla leggera morte,  accendo una sigaretta sotto un cielo impenetrabile privo di stelle, di nuvole minacciose ferme da diversi giorni.

 Almeno potessi consultare Tiresia per conoscere quale strada prendere, e chiedergli cosa farmene di una vita così oppressa e defunta.

Tra le folate grigie che dalla sigaretta risalgono il cielo, ricordo quando tornando a casa come Ulisse, lei si faceva trovare sull’uscio; ricordo le spine del dolore che mi fecero e fanno ancora pronunciare il suo nome: Mamma!

Mamma nel dolore e nelle gioie, nei momenti felici; quanta gratitudine per te, quanti ricordi.

Ma le voci non si placano e tutto diviene che un misero proseguimento di un percorso obbligato ove sono più le delusioni e le misere cose di un quotidiano monotono e privo di certezze; là così fatto è perfino difficile il respirare.

E torna la mia mente forse per sopravvivenza a scandagliare i fondali di una memoria che ferendo ripropone parole consumate dall’uso, di eventi più o meno tragici a cui un tempo la vita forse per suo alcano istinto ad entrambi propose. Eri un cardine su cui poggiarono esistenze e riferimenti, ma, sfaldandosi cominciarono a perdersi legami e fratellanze, niente fu come prima in quel mare grande che è la vita dove ancora adesso smarrito annaspo cercando di non annegare dentro silenti tristezze.

Perché tu sia in me faccio di ogni giorno momento d’incontro senza preghiere, e di affabulazioni che trasformandomi in un pezzo di sughero mi permettono di galleggiare e no di vivere.

Ciao Mamma!

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