venerdì 31 marzo 2017



Di Vincenzo Calafiore
1 Aprile 2017 Trieste


A un certo punto ti rendi conto di quanto siano brevi le distanze che separano, se a coprirle basta una parola; ma anche del vuoto nelle distanze stesse se mancano le parole.
Magari queste parole attese a volte non ci sono e al loro posto c’è un davanzale affacciato su un vuoto che sa di tristezza e di distacco che come invisibili mani cambiano lo scenario a secondo dello stato d’animo.
Ancora in questa mia età “ di mezzo “ c’è la necessità di fare parole, dell’incontro, parole che hanno in se le fragranze di un sentire amore … è come portarsi dietro un sacco pieno di pensieri che maturano o marciscono per rifiuto o riluttanza, desideri mancati o dimenticati.
In questo tempo di prede e predatori, più forse di predatori a mancare sono i porti sicuri, e le affidabilità, le sincerità o le onestà; così fatto è un ritrovarsi dentro uno spaesamento che vuole solo il tempo di ritrovarsi o di accettare con difficoltà che è proprio così ch oggi vanno le cose: predatori e prede!
Bisogna solo scegliere cosa essere e poi tutto diviene più facile, più semplice, insomma più a misura d’uomo.
Vivere da predatore è la cosa più semplice non mancano certo le prede, e da predatore si potrà andare dove si vuole a cacciare le prede più interessanti; per essere un buon predatore serve solo non possedere né cuore nè coscienza, avere solo desiderio di colpire e basta.
Io sono una preda che se ne sta rintanata al riparo di ogni cosa in una stanza di libri e musica, dove nuvole di parole compongono e scompongono temi che fanno bene il giorno; una stanza di tanti orizzonti e di tanto mare, solo che a volte non basta.
Chissà dove sarà lei!
E’ una “ parola” dolce, una parola d’amare imparandola a memoria come fosse un ode o una preghiera.
Lei con il suo sguardo lontano, capace di passare da parte a parte l’anima, viene col su passo deciso suscitando desideri e momenti di intima interpretazione qui! , in questa stanza di parole.
Guardo le mie mani, le dita sporche d’inchiostro, macchiate come di sangue di vite che si animano e prendono vita spesa come a difesa di una libertà connaturata della quale non ne posso fare ameno.
Una libertà conquistata come terreno centimetro dopo centimetro, ora una pianura, o mare, cielo in cui potermi muovere senza il timore dell’incontrare Mangiafuoco, o un padrone che vorrebbe avermi come servo.
A salvarmi c’è “ Lei “ la mia parola dolce che ha degli occhi che sanno quietarmi e mani che sanno prendermi, braccia che mi accolgono come porto sicuro dalle tempeste a cui sfuggo per una fortuna che m’ama.
Lei che entra ed esce dalla mia stanza nelle vesti che più vuole, donna capace di amare che mi fa tremare solo sfiorandomi; a volte è desiderio, a volte fonte di sensazioni e emozioni che mi lasciano poi al mattino naufrago su una spiaggia sconosciuta.
Sono parole d’amore quelle che le sussurro con un linguaggio che solo noi conosciamo, è un codice che ci permette di andare e tornare, di prenderci e lasciarci, di ascoltarci … e intanto un tempo si assottiglia e cade e si rialza sempre più con fatica, con incertezza, con la paura di un orizzonte che a volte non c’è.
Menomale che c’è lei, il mio sorriso, la mia allegria, la mia penna stilografica che macchia le mie dita di inchiostri che hanno in se essenze e profumi d’una pelle vellutata, da trovare nel buio sotto le lenzuola, come due labbra da baciare, come un’alba da sognare!
Lei che m’ama così come sono: pagina piena di parole!

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