martedì 10 aprile 2018


Tutto Attorno
Di Vincenzo Calafiore
11 Aprile 2018 Udine


Scende lesta la pioggerellina d’aprile, ancora di persiane socchiuse e profumi vaghi nell’aria mattutina.
La notte accartocciatesi su se stessa in un angolo lascia uno spiraglio di ammirare l’ultima immagine rimasta sospesa in vaga visibilità, ma attorno a questa sono nate delle altre ancora più belle ed è come se si fosse formato un campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni.
C’è la scrittura, e il profumo che rilascia l’inchiostro mentre il pennino struscia piano la pagina bianca è come una mano che scivola leggera sul corpo di una donna!
E’ l’equivalente dell’immagine visiva, tra sensazione e pensiero….
C’è lei attorno e dentro quell’immagine!
Lei nel paesaggio della memoria finisce lei con l’apparire vicino, alternativa alle visioni e alle sensazioni del presente; ed è nell’abitare questa distanza che sta tutto il significato di quel ti amo così volgarmente e malamente interpretato, poco sentito, poco intimo, poco vero.
Ed è lì che forse sarà possibile cogliere lo spessore della mobilità delle forme che si accompagnano al diverso percorso dell’amare.
L’amore che si è perso, la vita che non si è potuto vivere…
In un paesaggio-memoria che scandisce l’esistenza con tutta l’irrevocabilità del giudizio e che fissa inesorabilmente ciascuno alla sua storia. Un paesaggio che non è così semplicemente, come appare ad un primo sguardo: l’amore è qualcosa di diverso, l’amare è qualcosa di straordinario e accade solamente una volta.
L’amare, questa forza estranea e indistinta, seduta da qualche parte, provvede a riordinare i ricordi, dando significato e freschezza alla vita dei due che si amano.
Per amare, e se si ama veramente, bisogna rassegnarsi a salire strade impervie…. Gli arabi chiamano “ pianura proibita “ quei territori dell’amore o della scrittura dell’amare dove lo stile.. nasce dopo un lungo percorso e testimonia di laboriose difficili prove.
Non è cosa facile amare una donna come ci vuole tanto, ma tanto coraggio nel pronunciarle piano quel “ ti amo” che è poi promessa, sa di eternità anche oggi, adesso che di eterno non c’è più nulla, semmai tanto di provvisorietà.
Ma è anche a volte pronunciato a una platea vuota, donne a cui “ quel ti amo “ non significa propria nulla, loro interessa altro, dal sesso al denaro, la forma di una vita non vita, di una forma non forma.
E allora, la felicità cos’è in realtà? Se  ( l’amore) è come uno specchio portato lungo una strada – la strada come metafora della vita. Lo specchio, iconostasi tra soggetto ed oggetto, tra segno e significato, come metafora dell’amore. L’amore che non c’è.
E allora, amare o poter amare una donna è cambiare il volto della propria vita, la facciata degli occhi, significa cambiare il modo di vivere, diventa tutto condivisione, spasmo, ansia, verità, è un nuovo stile architettonico dell’anima!
Amare una donna è come vivere in una città invisibile…. Proprio perché la “ città” s’imbeve di ricordi, di sguardi, di pensieri, del respiro degli uomini e delle donne, anche lì dove gli angeli non osano mettere piede.
E’ questo l’amare una donna.




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