sabato 26 aprile 2014


IL MARE IN TASCA

 

By Calafiore Vincenzo ( manuzza )

Il mare trasformò i miei desideri in parole da quel giorno che per la prima volta lo vidi da una spiaggia remota e silenziosa.

Nel mio paese di montagna dove, se nevica, non si distingue la neve dal cielo. I bambini ascoltano le storie raccontate dai vecchi seduti su vecchie seggiole impagliate, davanti ad un fuoco; nelle lunghe giornate senza sole e di vento gelido. In una estate fresca e odorosa giunse Manuela, giovane e bella, attraente; prese in affitto una casa in fondo alla strada che porta fuori dal paese e  muore davanti al bosco. Durante il giorno andava a passeggiare dentro quella natura aspra e silenziosa, per certi aspetti opprimente, ritagliata in ristretti spazi di malinconia che a volte lascia attoniti. La incontrai al limitare del bosco, ci guardammo negli occhi senza aggiungere una parola di più al ciao scambiato.

Quell’incontro cambiò la mia vita sin dalla stessa sera e si diffuse nella notte in un’insinuante proiezione di pensieri come se facessero parte delle singole storie degli uomini e delle cose stesse,dilagano in sordina in ogni luogo ed età stendendo un silenzioso velo di protezione.

Sin dall’avvio ebbi solamente guardandola, “ il mare in tasca”, si frantumò la continuità quotidiana inserendosì, tutto, io compreso divenimmo situazioni in movimento.

Il gusto del sale in bocca lasciato dai giorni invisibili, raccogliendo qua e là le incertezze dell’immediato, surreali per certi versi, ricamandoci sopra composi luminosi affreschi di stupidità cosciente, davanti la sua immagina che la mia mente non ancora stanca ripropone.

Così io, narratore di me stesso, scrivo per me bugie tralasciando che l’amore è negli occhi di chi lo guarda e che il viaggio che desidero compiere è più importante del traguardo.

Un viaggio dal tempo infinito, iniziato da una bugia!

I paesaggi, le persone, l’amore, incontrati via via, maschere vagabonde ricoperte da pesantissime illusioni finiscono per trasformarsi in crudeli lacerazioni interiori; poi, come scheggia di un’immaginazione precoce, s’impiantano in testa.

Cammino su questa spiaggia sconosciuta incontrando scogli uguali a soldati annegati che risuscitano per maledire la notte che come una gigantesca mascella l’ingoia, mentre il mare si dibatte su di essi come a volersi divincolare dalle colpe.

Si avverte tuttavia nel mio risveglio il disaggio dei giorni invisibili, gli affanni e i dubbiosi approdi.

Cuore che non mi vuoi!

Amore accidentale e sogni spezzati.

Fra le cose che chiedono di tornare là dove tutto ebbe inizio.

Ma la vita continua con le sue quotidiane mappe marginate dal mistero.

Ti vorrei chiedere se mai mi hai amato!

Una figurazione inevitabilmente frantumata, che lascia tracce di se a chi vorrà trarre dalla sue pagine più precise cognizioni: la vita!

Se ne và come la neve senza rumore.

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