martedì 13 dicembre 2016



La stanza delle farfalle


di vincenzo calafiore
14 Dicembre 2016 Udine


Continuazione


L’avevamo chiamata “ La stanza delle farfalle “ noi due che in quell’estate del ’96 lì dentro eravamo farfalle, quell’estate dei pomeriggi infuocati e assenza di brezza fino a quando il sole si gettava dietro il mare lasciando le sue vesti dorate sul mare appese agli ultimi dardi.
<< tu ti diverti – fece lei – fai il misterioso dietro le ciglia, mentre mi spogli e annusi il mio corpo; l’hai sempre fatto sin dalla prima volta, ti ricordi? Eravamo andati a ballare in quel cortile addobbato a festa, il giradischi su una sedia, avevano messo se non ricordo male un disco di Adriano Celentano mi pare fosse “ Sei rimasta sola” e la ballavamo quella canzone ascoltandola sempre sulla stessa mattonella, tu già allora mi annusavi il collo, mi stringevi alla schiena…>>
Guarda lo spettacolo fuori, vedi il sole che si sta abbassando? Tra poco sarà inghiottito dalle fauci nere dell’orizzonte, taglierà i monti, attraverserà quelle nuvole, si confonderà con esse per inchinarsi a Dio, poi assieme a lui scenderà sul mare, si lascerà prendere dalle sirene che lo custodiranno fino alla prossima alba che passando lo prenderà sul suo carro.
Nausica ascoltava silenziosa stesa di fianco a lui, mentre con la mano giocava a fare riccioli coi sui capelli, abbandonata, senza difese, Marcello continuò << Vedi le nuvole bianche dense e lattiginose che lo circondano, lo nascondono e lo scoprono. Mi sembra di essere il loro maestro. Sono in alto, sopra le nuvole,parto e ritorno. Ti penso e mi nascondo dietro le nuvole. Non esiste più niente, perché io non esisto più, Giada del mare mi ha insegnato la magia di sparire, diventare invisibile, di inseguirti ovunque tu sei stata, di apparire quando io lo voglio.>> Nausica lo guardava con aria da fiaba, era quello che Marcello desiderava, poi diventava sempre più serena non riusciva più a parlare e aveva solo desiderio di baciarlo.
Lo guardava come se ricordasse qualcosa o come se dovesse farsi perdonare di averlo lasciato, Nausica chiese se poteva mettere un disco. “ Il nostro primo disco” sussurrò con la sua voce piena di desiderio. Lui, Marcello, non rispose si alzò dal letto, nudo come uscisse fuori dal mare, aprì un armadio e tirò fuori il loro primo disco, lo posò sul giradischi e tornò a letto, su di lei come onda sulla spiaggia.
Certi pomeriggi quando si alzava dalla scrivania, guardava le nuvole sul mare, le fissava con intensità e ansia come quando si aspetta la donna che si ama.
Aveva voglia di accarezzarle con le mani, prenderle e adagiarle sui fogli bianchi sulla scrivania accanto alla macchina da scrivere, tanto erano basse, vicine.
A volte avrebbe voluto fissarle per terra come quando si giocava con le figurine dei ciclisti. Aveva la tentazione di riempire le nuvole di parole per la sua Nausica che non aveva mai smesso di amare, e non era vero che quando si parla d'amore facilmente, si scrivono certezze sulla sabbia, lui parlava d’amore perché sapeva cos’era l’amore, perché l’amava e l’ha sempre amata.
Poi, si girò sul viso di Nausica, labbra su labbra, occhi sopra occhi, e le disse << perché sei andata via? Come hai fatto a consegnarmi alla prigionia delle notti bianche e silenziose, come hai potuto abbandonarmi e ritornare sempre più forte, sempre più vera, sempre più amata e desiderata?>>
Lei, non rispose, ma si girò e si stese interamente su di lui, come fa l’onda sulla spiaggia, lo trascinò giù nelle profondità del piacere e della tenerezza, non disse una parola e continuò a baciarlo e a muoversi come fanno i rami nella tempesta. Si mosse sempre più forte fino ad esplodere come un vulcano, poi si abbandonò con gli occhi chiusi riuscendo a sussurrare a malappena << non sono mai andata via e non è vero che quando si parla d'amore facilmente, si scrivono certezze sulla sabbia, io ti amo, ti ho sempre amato, e sei stato tu ad un certo punto ad andartene via! >>
Intanto il disco aveva smesso di suonare e faceva solo rumore, come fa il mare nelle notti di luna piena, lo senti e non lo vedi arrivare, e quando è arrivato tu sei già annegato senza accorgertene : questo è l’amore!





















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