sabato 28 gennaio 2017



Riflessione



Di Vincenzo Calafiore
26Gennaio2017Udine





          27 Gennaio 1945 -  27 Gennaio 2017

Come abbiamo saputo, fin da principio, conservarci la nostra ignoranza per godere di una libertà a stento concepibile, di spregiudicatezza, sventatezza, audacia, letizia di vita, per godere della vita. E soltanto su queste basi d’ignoranza, ormai salde e granitiche, di citazioni, ha potuto levarsi fino a oggi la nostra conoscenza; la volontà di sapere sul fondamento di una volontà molto più possente, la volontà di non sapere, d’incertezza, di non verità. Non già come sua sintesi, bensì come suo affinamento. Per quanto infatti anche il linguaggio qui come altrove, non abbia la possibilità di evadere dalla sua goffaggine e debba continuare a parlare di antitesi, là dove esistono solo gradi e una sottile gamma di variazioni di ignoranza, si va per  citazioni”.

Non sono queste giornate per parlare d’amore,
neanche per fare poesia; queste sono giornate per fare “ riflessione “ venire a capo di un ricordo che pesa o dovrebbe pesare sulla coscienza o sulle coscienze di questa società sorella maggiore di quell’altra che ha dato origine alla “ giornata della memoria”. Questa società che con tutta la sua conoscenza e intelligenza, con la sua elevata cultura comunque ha permesso delle nuove Auschiwitz ancora da scrivere nella storia, questa società che votata agli interessi geopolitici e economici ha permesso ancora guerre e distruzioni, sgozzamenti e bombe umane, bambini soldati.
E se dobbiamo discutere di cultura, se dobbiamo fare cultura perché non avere il coraggio di esprimerla fino in fondo correndo il rischio di essere criticati o giudicati e invece preferire a questa l’abominevole, orrenda offesa alla cultura stessa, la citazione?
Prova a spiegare dunque alle nuove generazioni per citazione la Shoah, e con una citazione prova ad esprimere il dolore, la ripugnanza, il rifiuto verso la violenza in tutte le sue forme e espressioni, provaci!
Ricordare Auschwitz è ricordare Primo Levi  e il racconto della Shoah fino alla fine dei suoi giorni affinchè tutti fossero a conoscenza, affinchè non accadesse più e invece è destinata a ripetersi. Giornata della memoria quindi per comprendere il “ senso o significato “ di certi orrendi eventi che si sono ripetuti e per tentare di capire con sforzo continuo della ragione perché ciò sia potuto accadere.
Bisogna vedere la storia e i suoi lutti, i lutti che propongono l’onnipotenza dell’uomo, tutti lutti da giudicare, con la capacità di cogliere e comprendere le catastrofi del tempo; ma c’è un Dio che non dimentica che si ricorda della cerva che giace nella polvere e negli esilii e versa lacrime che bruciano più di tutto il fuoco del mondo.
Il Papa ci ha parlato del silenzio di Dio, Dio che nasconde il suo volto per tutto il male che l’imbecille uomo riesce a fare.
La riflessione dunque dovrebbe essere una costante…. E allora chiedersi se l’Olocausto va visto come essenza di Dio o come assenza dell’umanità?
Si aprono dinanzi a noi, angosciosi interrogativi, quelli ad esempio che la coscienza di ebrei, rom, soldati, bambini hanno trovato ad Auschwitz, un abisso di dolore e di disumanità, proprio questi dovrebbero sollevare angoscia sull’ontologia del male…. Non sarebbero così intensi se tutto non fosse in gioco ossia, il destino dell’umanità, il senso stesso della vita.
Ma tutto questo interrogarsi, questo sofferto “ balbettare” ci riporteranno all’assurdo non solo umano di questa storia.
Non giungerà dalla filosofia la salvezza, la filosofia ha la missione di tenere vive le antiche grandi idee della sfera etica e di riformulare in accordo nuovi modelli di società.
<< Non ci sono demoni, scriveva Primo Levi, in  “ La ricerca delle Radici “, assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano.
“ Qualsiasi dittatura contiene in sé la virtualità di Auschwitz “ !
E’ una meditazione o riflessione del famoso detto di Adorno, secondo cui dopo Auschwitz non si possono più scrivere poesie o meglio dopo Auschwitz si possono scrivere solo poesie su Auschwitz!
Riflettiamoci.





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