domenica 15 gennaio 2017



Ero Solo


Di Vincenzo Calafiore
15Gennaio2017Udine
( 100 Pagine in una )
Da quel terrazzo quasi vicino al cielo guardavo il mare come cielo riflesso, luminoso e brillante di stelle, un luccichio che richiamava le fate.
E pensavo che al di là del mare ci fosse una terra bellissima.
Allora, come poi tutta la mia vita dopo, di poche cose, di grandi sogni e immaginazioni, pochi amici, ci andavo su quel terrazzo per provare a volare, con carta e penne, matite dentro lo zaino.
E’ lì sul quel terrazzo cominciai a scrivere sui fogli di ciò che i miei occhi sentivano; non erano distanze ne lontananze, ma solitudini con le quali condividere e immaginare d’essere quello che avrei voluto essere: un artista di strada.
Nella stanza i libri appoggiati a terra, sembravano le guglie di antiche cattedrali e fotografie ritagliate da vecchi calendari, c’era una barca davanti alla finestra, quella con cui di notte me ne andavo per mare nei miei sogni fantastici.
Alle ragazze in verità non ci pensavo, brutto e grasso com’ero! , e se c’era un amore era  frutto della mia immaginazione, era a lei che cominciai a dedicare le prime rime, a lei consegnai la mia solitudine.
Provavo a diventare grande.
Che primavere in quegli anni a venire, sempre solo infilato dentro un paio di pantaloni e una camicia bianca su un lungomare in compagnia di gabbiani che si alzavano in volo e seguivano le mie impronte.
Chissà, forse io e la vita, non ci siamo mai incontrati o ci siamo incontrati senza riconoscerci lungo le strade da cui potevo sempre guardare il mare; c’era questa eternità ricamata e orlata da sogni ancora da vivere o già vissuti, da racconti finiti o da iniziare così ad ogni alba dai miei ovunque.
E’ un racconto snocciolato nelle notti in cui andavo alla ricerca di certe pagine che la memoria vuole o vorrebbe nuovamente ripropormi, perso in quel continuo cercare per non restare e tornare a camminare lungo strade che potrebbero portarmi da qualche parte incontrando volti ancora da riconoscere e dare un nome.
Per fortuna c’è lei che d’ambra si veste ai miei occhi con le sue labbra di pan di stelle che m’accoglie come pietra antica, piena di tenerezza, piena d’amore.
Così l’amo, così ritorno.
Lo so di essere ai margini di un mondo che conosco e amo, che difendo e proteggo; ed è in quel mondo che torno ogni qualvolta all’ inizio di una nuova pagina; chissà se lo sa che l’amo, che da qualche parte c’è e ci sarà sempre un sorriso, una carezza e, un sogno da vivere assieme lungo le strade, ai crocevia che non indicano altro che la stessa direzione: ovunque.
Così con quella compagnia di artisti di strada, giocolieri e fantasmi di un immaginario teatro dell’anima, di piazza in piazza di emozioni in emozioni dentro una sospensione, siamo tutti assiepati ancora qui dentro una pagina, che io, lo stesso di prima ancora con quella camicia bianca, dentro quel pantalone  provo a raccontare degli altrovi di una vita smarginata, sempre sognata, sempre amata.
Lei è quell’onda che a volte mi annega o mi solleva al cielo.
Ecco perché ancora adesso dopo tanto mare a lei ritorno e non importa se sconfitto o naufrago, ritorno a lei come il mare torna alla riva.
Ritorno dentro quel si, con quel mio “ ancora” , con quel mio ti amo.



Nessun commento:

Posta un commento