giovedì 5 gennaio 2017



La paura di perdersi

Di Vincenzo Calafiore
06Gennaio2017Trieste
( 100 pagine in una)

“ carezzami l’anima”

Parliamo seduti sul letto uno di fronte all’altra; lei come sempre dopo la doccia indossa la giacca di uno dei miei pigiami, e un asciugamano in testa.
Appoggiata alla testiera del letto fuma la sigaretta, così io sdraiato di fronte a lei, la osservo e immagino, alla stessa maniera di un predatore.
Nelle vie del mare, mi sentivo a mio agio, senza passato, sereno e immaginavo che su quel mare fosse un luogo dove, chissà? , forse avrei potuto vivere per sempre in una stanza di metallo coi quadri appesi a una calamita, come la sua fotografia che la ritraeva sdraiata in costume all’ombra di una barca.
Clara, per tutto il tempo ha tenuto le gambe appena accostate, dandomi così la possibilità di guardarla di soppiatto, quando si avvicina e cerca i miei capelli, poggia la testa sul mio petto, come per dire, baciami.
Ci abbracciamo come per confermarci che ci amiamo e ci desideriamo ancora, che non siamo scomparsi; dopo aver fatto l’amore come sempre si alza e nuda  va al balcone, come per acciuffare la luna che era scomparsa.
Le sue forme, come una fotografia in mezzo agli occhi sono un desiderio continuo di volerla stringere ancora una volta e poi ancora una volta. L’amo e la desidero sempre più, specialmente quando in navigazione in mezzo agli oceani, solo nella mia cabina divorato dalla gelosia che  me la faceva immaginare a letto con un altro uomo, lei che sa fare bene all’amore nelle mie immaginazioni era quasi sempre nuda su un letto.
Ora tra le sue braccia non mi sento più un ex, non sono un ex di nessuna storia, di nessuno amore.
Non esistono rivincite alle cose perse o pareggiate! Si gioca sempre una nuova partita ogni giorno, ogni momento in amore.
Resiste solo l’amore alle solitudini e silenzi che sono nelle parole, nelle mani vuote, nei desideri mancati e c’è sempre la voglia di prenderli e metterli in tasca per un ritorno, come seguendo un filo invisibile sempre a lei, che sa come prendere, come aprire il cuore a volte come gettarlo via.
Eppure “ amare” è quello che è nel cuore, quello che non si vede ma che c’è e in ogni momento torna come marea a sommergere fino all’orlo degli occhi.
C’è la paura, la paura di perderla o di perderci tra le pieghe della quotidianità che distrae e allontana, ora che il tempo è quasi nemico da combattere, da fronteggiare, anche quando facendo l’amore speriamo di non morire e di continuare invece.
A volte accade e succede sempre di notte, le mie notti belle e silenziose, lunghe e solitarie, di guardarla nelle mie immaginazioni, tanto da sentire nell’aria il profumo della sua pelle come morbido muschio.
E’ di notte che accade, sollevo piano le lenzuola e riempirmi gli occhi, le mani che scivolano piano nelle lunghe carezze come a risvegliare un certo richiamo alla vita, quella che ogni giorno mi fa sempre tracciare nuove rotte e nuovi incanti per raggiungerla, per trattenerla ancora a me come il remo alla barca, l’uno indispensabile dell’altra.
Lei è quel mare che piano sale, non me ne rendo conto ma mi sommerge con le sue dolcezze, con la sua fantasia,  con la poesia.
E’ un rimanere, un immaginarmi in un luogo senza tempo, amandola; un rimanere quelli che si cercano per stare bene assieme. Ho voglia di pensare di rimanere come un bambino col suo ciuffo di nuvole tra le mani, aspettandola su quella distesa di morbida seta, in un andare e tornare di giovani emozioni, di tanti “ ti amo o ti desidero “ !
E c’è la sensazione invece del vuoto, dell’assenza.
Il sentirla più notte che giorno con tutta la paura di perderla.

  

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