sabato 28 gennaio 2017





Di Vincenzo Calafiore
27Gennaio2017Udine

“ Dedicato, al mio fraterno Amico Stefano Federico, perché non dimentichi, compagno di banco e di viaggio, tuttora residente nel Gran Ducato “ Rione Santa Caterina” dal quale orgogliosamente vengo.”


Allora, a quei tempi di onorata miseria e povertà, per noi ragazzi che ci si affacciava alla vita, erano gli anni della “ ricostruzione “ dell’Italia che usciva da un conflitto che l’aveva rasa al suolo e, c’era una gran voglia di vivere e conoscenza, era l’Italia operosa, ingegnosa, viva.
Io, mi ritengo anzi sono orgoglioso di appartenere alla classe del ’46 poiché la storia dell’Italia l’ho attraversata tutta, da quando era una “ Nazione “ a oggi che è un satellite di una corporazione di apprendisti stregoni, burocrati fallimentari, e manipolatori di fiumi di denaro; una corporazione glaciale dedita tutta alle “ cifre” votata al “ dio denaro” e di pochissima umanità.
Allora decisi di “ imbarcarmi “ in un’avventura più grande di me, avevo appena 15 anni! Così è stato.
Io sono orgoglioso, fermamente orgoglioso delle mie origini di “ morto di fame”, orgoglioso dell’essere stato regolarmente per anni prima con offesa chiamato “ ….. terrone “ .
Così già a 15 anni entrai in Accademia e portavo ai piedi gli anfibi, indossato per anni la stessa tuta, la mia uniforme grigioverde che se si bagnava emanava un odore sgradevole.
Facevo parte della meravigliosa famiglia che è l’ Esercito Italiano.
Non è stata una vita facile né una passeggiata, noi allievi venivamo sottoposti ad ogni tipo di insulto, di offesa, di umiliazione, di vessazioni, di privazioni, e a continui trasferimenti da un capo all’altro dell’Italia.
Gli esami e le valutazioni non finivano mai.
Quindi non ho avuto una vita facile, ma nemmeno una vita.
Ricordo che allora un operaio qualsiasi percepiva un salario meglio del mio che vivevo dentro a un recinto di muri alti e di cancelli, io e la mia vita scandita dai suoni di una tromba.
Sono orgoglioso, molto orgoglioso di essere stato uno che ha indossato giacche con le stellette, camicie verdi, e stivaletti o anfibi; sono orgoglioso della mia vita da “ servitore della Patria” orgoglioso di aver prestato giuramento d’onore alla mia Patria tutt’ora rispettato e onorato, è questa la differenza: la fedeltà, l’onore del sentirsi italiano, l’onore dell’essere stato uomo-padre, soldato e questo grazie a una ferrea disciplina, a un fortissimo amor proprio, per cui non sono importati gli enormi sacrifici e le enormi privazioni, i continui no che poi crescendo sono diventati continui si!
A breve e cioè oggi il 27 Gennaio, “ il giorno della Memoria “ mi verrà conferita la distinzione onorifica di CAVALIERE dell’ Ordine “ Al Merito della Repubblica Italiana.
Sarà una giornata importante, da ricordare per me assieme ad altre date importanti e significative.
Cosa sono oggi io e che significato sono?
Ho sempre letto molto, divorato libri, ho studiato molto e lo faccio ancora adesso alla mia età di 70 anni e se dovessero chiedermi se sono felice di essere l’uomo che sono dico di si, come se dovessero chiedermi di essere orgoglioso di appartenere tuttora all’ Esercito Italiano anche se in quiescenza, anche se non è più quello che io ho conosciuto, più tecnologico, rispondo senza ombra di dubbio di si.
Questa giornata voglio dedicarla a mio nipote Vincent che amo e a cui sono legato, perché a lui ho dedicato la mia vita da quando è venuto al mondo e spero, anzi vorrei che anche lui come me  si vestisse di orgoglio, sempre alla ricerca come me di lasciare dietro di se impronte che sappiano di dignità, di significato!
Allo stesso tempo la vorrei dedicare alle persone che mi amano ma anche a quelle che mi hanno tradito e deluso, a quelle che mi hanno svenduto o dimenticato, lasciato in parte.
In tutto questo c’è anche la grande affettuosa amicizia ( che viene da lontano) che mi lega al mio amico Stefano Federico con il quale ci sono state delle incomprensioni poi chiarite,c’è una grande Amicizia, indimenticabile, unica! Cosi come con Claudio Demuro. Tutto di un insieme che amo.
 

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