giovedì 19 luglio 2018


E’ la mia vita
Di Vincenzo Calafiore
20 Luglio 2018 Udine

Ma cosa stavo pensando alle tre del mattino su un balcone affacciato sul niente, mentre fumavo una sigaretta?
Cosa stavo pensando prima di perdermi a guardare?
E’ una cosa ricorrente: perdermi a guardare, immaginare, inseguire visioni fuori dalla realtà che suggestivamente mi fanno entrare nel mio segreto in cui si condensa la magia dell’incontro unico ed irripetibile tra ciò che sta dentro l’anima e ciò che vi si pone davanti, tra un sentire interiore ed una sollecitazione esterna.
Sollecitazione che nel corso di una vita interamente dedicata alla scrittura è venuta via via dalla “ teatralità quotidiana “ di un mondo sempre più meschino, povero.
Sono immagini bellissime di un amore rigorosamente in bianco e nero, un viaggio soprattutto nell’identità nascosta di un amore grande, che lo sguardo sa cogliere con delicate emozioni inesauribili.
Un affascinante viaggio attraverso visioni che riescono ancora a sorprendermi tra le tracce di abbracci e labbra con labbra, così vive e presenti, vere, che mi fanno volare in una dimensione trasfigurata, sublime, universale, fuori dal tempo, dentro una vita: la mia.
Questo amore che mi porta via!
Come mare al pari dell’anima …
Ma c’è qualcuno e sempre ci sarà a rompere l’incanto ed è come se mancasse aria alle ali che chiudendosi fanno precipitare lì proprio da dove sempre cerco di scappare, evadere come fossi prigioniero.
Un mare quindi a cui affidare pensieri che vagano attraverso l’anima e portano un legame segnato dal distacco o temporalmente lontano.
E’ la mia vita un’immensa distesa di acque su cui si perde lo sguardo quando l’orizzonte scompare, e il nulla sembra avvolgere l’animo con un brivido di smarrimento. La mia vita come una madre presente e distratta da non fornirmi alcuna direzione o un orizzonte a volte, a cui andare se parlo o scrivo di carezze di braccia caduti lungo i fianchi dinanzi a un’arresa.
Provo a non vergognarmi della mia malinconia né nascondo l’amore che mi appare in sogno senza dirmi niente, senza fare un passo verso me, nemmeno un gesto, né un tienimi nel cuore… meglio chi vive come un pezzo di ferro tra milioni di vasi di cristallo ed improvvisa  vita senza amare.
Sarà forse meglio così che la mia vita che scala le montagne e poi ridiscende per tornare in quel splendore trasparente chiamato mare.
Ma c’è la mia davanti a quel balcone sul nulla e penso che dopo il buio torni ad accendersi la luce, che si accendino i sentimenti si spengono i fuochi notturni.
Ma la verità che sono pazzo di lei, sono pazzo in un mondo piatto e sconosciuto, in questo mondo di odio e amore ci sono io che intanto fumo un’altra sigaretta.
Sarà così sempre la mia vita, come destino che accende e spegne … tutto questo rumore che si sente … è la mia vita bella, a cui dico che importa del mondo tanto verremo noi due perdonati e ripagati da un bacio sulla bocca un giorno o l’altro; anche se tutto sembra già visto, già fatto, già vissuto, interpretato da altri in un fatiscente teatro come fosse loro.
Ma tu sai, si che lo sai, non ho più i miei vent’anni, ne ho molti di più e questo vuol dire che sono quasi alla fine e quindi vita volami addosso come onda, come un tango appassionato, o come un valzer; piuttosto fammi inciampare piuttosto che buttarmi giù dal cielo. Uccidimi ma parlami, abbracciami e poi raccontami e spiegami perché tutto ogni mattino mi appare nuovo, con te che arrivi quando io penso di andarmene via!
E davanti a uno specchio mi vedo senza riconoscermi con quegli occhi con la notte dentro, con tutta la mia genialità che il tempo non sfiora mai.
Io e te due vecchi pazzi sul ciglio di un baratro o di un prato di cicale in un inno alla vita… e mi viene in mente Seneca con la sua felicità, Freud con il suo al di là del principio del piacere… una buona camel e un bicchiere di vino davanti a un tavolo macchiato e bruciato da sigarette dimenticate.
Io e te due pazzi che danzano nella dimenticanza di un sogno alle sbarre.
Tutto arriva con te.








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