mercoledì 11 luglio 2018


E, se l’Amore è libertà
Di Vincenzo Calafiore
12 Luglio 2018 Udine

In queste notti consumate dall’insonnia e dal forte desiderio di accendere una sigaretta e fumarla lentamente nella penombra di una lampada puntata sulla scrivania.
“ Strabica “ per la cecità di una lampada quasi esaurita, nello studio la luce muove le sagome di certi pensieri nella penombra, è quasi l’alba e tra un po’ infurierà il torrido caldo di luglio, la città stritolata da un’atmosfera pesante, mostra una fila di palazzi che offrono squarci di un ‘umanità incredula per la calura imprevista.
Paesaggi di terra e d’aria, topografie che giocano d’azzardo, luoghi dell’anima in cui un volto è reale e già inghiottito da un secolo; una donna dallo strano nome – amore- passa come una cometa e un’altra, quella amata, come un soffio di sogno si impiglia nelle caverne e trappole della memoria.
Le immagini più care, sempre uguali e insieme sempre altre a comporre la storia degli affetti, lo spazio virtuale e vero della vita, tra le cose tangibili e grumose e il vorticare alto nell’aria che attende la fine di ogni giorno.
E, se l’Amore è libertà? L’unica vera libertà, quella che a volte noi stessi neghiamo o trascuriamo.
Dalle mie lontane prospettive giungono agli esiti proficui di convergenti sensibilità, simboli stessi di quell’ansia perenne dell’attesa di un sogno capace di cambiare il corso della vita.
Ospite, straniero o visitatore dinanzi a un foglio di carta bianca da riempire con parole come fili colorati per un ricamo; comunque giunto dal mare alla fine di un viaggio di conquista e di conoscenza, di speranza. Momenti sottratti alla morte per raccontare vita o di vite sottratte alla morte; e comunque rotte che conducono a un altrove dove il conforto della meta raggiunta o da raggiungere tanto rassomiglia al volto della donna che più si ama. Perché è viaggio solo per il luogo e persona a cui tornare e da cui ripartire ogni giorno o ogni momento del giorno in un ciclo perenne di nuove emozioni e di rinnovati sentimenti, rinnovate esperienze.
Ma l’Amore oltre a essere “ libertà” è anche lontananza e trova il suo correlato psicologico nell’idea della separatezza, di uno spazio fisico o mentale che “ divide “ creando a volte il senso di un’interna – mancanza – se la memoria non interviene sui fatti trasfigurandoli e rendendoli oggetto di nostalgia, dolce sofferenza, alleviate dal seme della speranza.
Chi ama ha la capacità di conservare e far rivivere a livello immaginativo ciò che gli procura piacere e, di contro, di rifuggire da ciò che gli provoca dolore.
Ma quando la possibilità dell’incontro è certa il senso della lontananza nel suo aspetto di distanza temporale agisce con un meccanismo che esalta la qualità della piacevolezza e di contro sbiadendo la portata del negativo insito comunque in qualsiasi umana vicenda.
Accade così anche che il ricordo si fa rimpianto di ciò che non è più, ossia tanto lontano da non poter essere afferrato e tenuto con sé.
Lo si vive negli amori finiti o nei ricordi delle trascorse stagioni della vita che, nel momento in cui si allontanano, sembrano quasi senza macchia, talvolta perfetti.
Ci si può sorprendere allora a godere della propria sofferenza nel rivivere il passato immergendosi nei fatti come se nulla fosse cambiato, nonostante gli anni trascorsi.
Ma rimane sempre l’Amore che è libertà assoluta, quella confusa con altre che non lo sono; amore uguale a amare indivisibili binari sui quali scorre lenta o troppo velocemente la nostra vita: una dimensione che bisognerà imparare a vivere con la consapevolezza dell’Amore!

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