sabato 3 maggio 2025


 

La magia del sud

( 17-08-19L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE )


 Di Vincenzo Calafiore

5 Maggio 2025 Udine

 

 

Io Vincenzo Calafiore che vivo a Udine dal ‘65, mi sono sempre sentito un esule, ho vissuto come ospite di questa città bellissima che è Udine, ora la mia

“ Città Silenziosa”, ove si parla sottovoce e si vive la pacatezza quotidiana delle sue piazze, delle sue vie che hanno conservato quell’aria aristocratica che riconduce all’Impero Austro-Ungarico.

Ho vissuto la mia vita come un ospite in casa di altri, con la costante paura di disturbare. Ho vissuto e vivo in disparte, senza mai partecipare al chiasso volgare di questa era di cinghiali. Con il timore di perdere quella letteratura narrativa divorata da quella sempre meno narrativa, che pur non amandola, la rispetto nella distanza che ci separa.

Forse è questo spettacolo della decadenza a non rispettare noi che nella cultura troviamo ali per volare in alto.

E’ sorprendente la mia rammemorazione che quotidianamente mi ripropone magiche visioni di spiagge e di barche, e lo Stretto, con la sua poesia, con la sua magia

Ho vissuto e continuo a convivere con “ La magia del Sud “ nel cuore, una malattia dalla quale non ho mai voluto guarire.

Tra i ricordi c’è  Salvatore di Bagnara figlio di Artemio Cotroneo rinomato padrone lanzatore; fu lui a insegnarmi a come fare la prima fiocina, con una forchetta rubata in casa legata in cima a una canna, per infilzare polipi, murene.

Era l’istinto di appartenenza a quel mare che ci portava a calarci lungo gli scogli in cerca di prede.

Ci portava dritti dritti nel destino del mare, dello Stretto, del pesce spada, appeso sopra le feluche.

Salvatore mori nelle acque dello Stretto impigliato come un pesce a una pesante rete abbandonata.

Io mi ricordo quando salii la prima volta su una “ Feluca “ o “ Passerella” ho ancora negli occhi la vista dello Stretto che si alzava e abbassava seguendo il moto delle onde, ma anche l’immagine della lenta morte del pesce spada, che s’inarca sopra il fior dell’acqua e s’inabissa, sferzando forte con la luna della coda, sparendo con la fiocina conficcata nella carne, lasciandosi dietro un filo di sangue che disegna la sua strada che lo porta alla morte.

Ho ancora negli occhi la sua immagine appeso in barca per la coda, bello, grande, possente, la bocca aperta, la spada in basso come un cavaliere arreso che ha perso la sua battaglia, l’occhio tondo come il mondo a guardare oltre, oltre noi, il mare, oltre la morte, oltre la vita.

Ricordo Anna, figlia di pescatori, era una ragazza bella e tranquilla, che come me saliva su un traghetto, per andare a Messina a comprare il sale.

La magia dello Stretto, la magia del Sud, circondato da un mare grande come l’esistenza!

La magia di sentire nelle narici le essenze delle erbe selvatiche, il profumo del fieno, il sapore di sale sulle labbra; ma anche del fermarsi per strada a parlare con un amico appoggiati al muro di una casa. Camminare e sentire nell’aria il profumo del pane appena sfornato, delle pasticcerie, del caffè.

Ma anche del sentirsi chiamare e salutare da una macchina in corsa, abbracciarsi e riconoscersi, salutarsi con una stretta di mano.

Ora comincio a sentirmi vecchio, e vivo di ricordi, delle magie dello Stretto.

Vivo quei ricordi di un tempo che non c’è più, ma che è vivo più che mai nella mia mente, e mi pare d’essere ridotto qui tra pace e paradiso come uno spada sulla feluca.

Ma vivo nei ricordi. E vivo finché ho gli occhi nella beata contemplazione dello Stretto. Di questo breve mare, di questo Oceano grande come la vita, come l’esisteza!

E’ questa la magia del Sud

 

 

 

 

                                                                   

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