L’Onore
( 17-08-19 L.633/41 PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE)
Di Vincenzo Calafiore
8 Maggio 2025 Udine
La parola chiave è “ L’Onore “.
Ogni individuo tende e tenderà sempre difendere il proprio –onore – il significato etimologico della parola “ onore “ deriva dal latino – honor -, che significa “ stima”, “dignità” “ rispetto “.
Colpa dell’Illuminismo settecentesco, che ha visto nella Grecia antica una civiltà superiore, perfetta e insuperabile; questa visione, ci ha fornito una visione della Grecia antica errata, distorta. A parte il periodo o l’età di Pericle che raggiunse il massimo splendore, che durò circa 50 anni, era in realtà un mondo terribile e spietato, nel quale solo una cosa contava: l’Onore!
Ma è così uguale, così radicato in tutte le popolazioni del Sud Italia, tutt’ora. L’onore della parola data, l’onore dell’esistenza, l’onore dell’amicizia, del rispetto, l’onore proprio e della famiglia.
Per l’onore si è ucciso e rischiata la vita in tempi remoti e accade tutt’ora.
Per onore ci sono stati dieci lunghi anni di guerra si combatterono sotto le mura di Troia per vendicare l’onore violato di Menelao.
L’Onore e l’ira di Achille che torna al combattimento solo per vendicare la morte del suo amico
Patroclo; una volta ucciso Ettore che aveva ucciso Patroclo, legò il suo corpo al suo carro e lo trascinò nella polvere intorno alle mura di Troia, una crudeltà gratuita dettata dalla rabbia
( prima del duello Achille minacciò Ettore che una volta ucciso lui si sarebbe cibato del suo corpo, proprio come un cannibale ..)
Se si approfondisce la storia della Grecia si scoprono inaudite crudeltà come raccontato da Eschilo nell’ “ L’Orestea”. Oreste vendica l’assassinio del padre Agamennone uccidendo la madre Clitennestra con l’amante Egisto e a sua volta Oreste venne perseguitato dalle Erinni che era le spietate garanti dell’ordine e della giustizia.
Come fare a meno di ricordare Medea (Medea è uno dei personaggi più celebri e controversi
della mitologia greca. Il suo nome in greco significa "astuzie, scaltrezze".
Citata fin dalla Teogonia di Esiodo, è descritta come una
figura dotata di poteri divini equiparabile alla concezione moderna di
"maga" ),
che uccide i propri figli per
vendicarsi del marito traditore, così Fedra che si vendica per un amore non
corrisposto.
L’atrocità.
E’ rappresentata da Atreo che
offre un banchetto al fratello Tieste con le carni dei suoi figli.
Non erano favole tramandate da secoli, ma lo specchio di una
realtà, quella della vendetta privata, ancora forte e viva nella società del
VI-V secolo a. C.
Il teatro greco si ostinò a
metterla in scena per mostrare ai cittadini della polis il difficile e
conflittuale problema che stava vivendo; cercava nel contempo di prendere le
distanze, evidenziando quanto fosse crudele, brutale e incivile risolvere certe
tensioni con la violenza invece che con le parole e i dibattiti in tribunale.
Stava infatti nascendo l’era
delle leggi pubbliche. Leggi che tendevano a regolarizzare la vendetta privata,
ed erano spietate contro chi turbava gli equilibri sociali, e i nemici della
Polis.
Un decreto ad esempio,
prevedeva che tutti i condannati per reati politici fossero messi a morte per
precipitazione, gettati da una rupe. Il ritrovamento di scheletri di “
precipitati “ furono ritrovati fra le gole del monte Taigeto, Sparta. Questo
prova che questa pena capitale era molto diffusa anche fuori Atene.
Agli inizi del 900 durante dei lavori al Falero, antico porto di Atene, furono rinvenuti 17 cadaveri, che permisero ai ricercatori di descrivere la “ Crocifissione greca “, riservata ai traditori ma anche ai comuni delinquenti. Il condannato era abbandonato a una lunga agonia legato a un palo con cerchi di ferro al collo, ai polsi, alle caviglie.
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