giovedì 15 maggio 2025


 

Per esistere è necessaria la “ Fiducia “

 

( 17-08-19 L. 633/41 Protezione del Diritto D’Autore )

 

Di Vincenzo Calafiore

16 Maggio 2025 Udine

 

 

“Conosci te stesso” è uno dei più celebri e profondi

 insegnamenti di Socrate, il grande filosofo ateniese.

Questa massima, incisa sul tempio di Apollo a Delfi,

rappresenta l’essenza del pensiero socratico e il punto

di partenza per ogni riflessione filosofica.

Socrate credeva fermamente che l’autoconsapevolezza

fosse il fondamento per vivere una vita autentica e virtuosa.

Ma cosa significa davvero conoscere se stessi?

E come possiamo applicare questo insegnamento

nella nostra vita quotidiana?

                             Vincenzo Calafiore

 

 

Faccio una premessa: questo mi è stato suggerito, come mi capita spesso

dall’osservazione della società o contesto in cui vivo; si nota una fortissima riduzione della fiducia verso l’altro e un’esponenziale crescita dei disagi che questa comporta.

Si alzano sempre più frequentemente muri o barriere difensive, si guarda l’altro come qualcuno di cui sospettare, o da temere.

Questa condizione di chiusura è dovuta alla paura fobica di questa società che tende a degradarsi e scomporsi.

Dovrebbe far pensare e riflettere il fatto che non si riesce più a dare fiducia!

E’ vero anche che “ Fiducia “ e dare fiducia significa mettersi nelle mani degli altri e non è una cosa facile! Farlo dunque è una grande scommessa verso se stessi e verso l’altro.

Per poterlo fare occorrerà essere convinti se l’altro è affidabile, che non ci abbandonerà mai e sarà fedele sino alla fine.

Dunque Fiducia e Fedeltà, non sono dei semplici sinonimi, ma consequenziali.

La Fedeltà è quella dimensione molto intensiva della fiducia. Mentre nella fiducia è permanente il sospetto del possibile abbandono, nella fedeltà c’è l’inverso, vale a dire l’impegno a non abbandonare … l’esperienza dell’umano la incarna in un qualcosa di più : L’amicizia !

A sua volta l’Amicizia ha bisogno oltre all’amore anche della fiducia e della fedeltà!

L’amore passionale non ha in sé la dimensione del futuro. Nella passione si perde la dimensione temporale, la passione brucia, la si vive come eternità ed è destinata a spegnersi. L’amore che dura, invece, è fedele. È la trasformazione della passione in amicizia: mentre nella passione c’è furore e godimento, per far durare l’amore bisogna custodirlo, saperlo sostenere. La passione si vive, l’amore dura se si coltiva e ci si sente responsabili di questo suo durare. Viviamo in una dimensione sociale dove se si accendono molte passioni, ma è difficile impegnarsi per un futuro soprattutto in una società molto mobile dove i nuclei sociali tendono a restringersi. Poi ci sono persone che scoprono l’importanza della reciprocità, quanto si può essere importante l’uno per l’altro. In questo caso c’è un impegno a sostenersi, alla fedeltà che tranquillizza.

Oggi la società è attraversata da fenomeni in cui la mancanza di fiducia sta portando ad accadimenti precisi. Il digitale non ha prodotto nulla di nuovo, ha soltanto intensificato ciò che esisteva prima, ed era sommerso. Non ha generato il male, ma ha potenziato le dinamiche negative amplificandole con un mezzo di potere universale. La rete allarga l’ambito delle conoscenze, il darsi amicizia dei social non equivale all’intimità amicale, questo crea equivoci e potenzia l’odio costante che diventa pubblico manifesto. Semplificando, i social sono un altoparlante dei nostri vizi e delle nostre virtù.

E sono d’accordo con Eco che ha detto che i social danno voce a una legione di imbecilli!

Figaro nel Barbiere di Siviglia cantava “la calunnia è un venticello”. Con i social è diventata una tempesta perché i social permettono immediatamente di colpire il bersaglio. La rete è uno strumento per mettersi in relazione, battersi per le proprie idee e scambiare conoscenze, ma bisogna avere competenza. Non bisogna usarla per dire cosa a vanvera.

E’ d’obbligo avere fiducia nella propria anima, perché è psychè !

La psicologia influenza il modo di pensare spargendo concetti di uso comune. Se prima si parlava di inconscio, Super Io, pulsioni, libido, rimozione, nevrosi, lapsus, oggi si parla di autostima, narcisismo, forza di volontà, motivazione, resilienza, ecc. Il problema è che quando i concetti non si precisano, la confusione prevale e le esigenze non trovano risposte. Così quando parliamo di fiducia in se stessi, percepiamo il tema di un intimo rapporto con la propria soggettività, ma se dovessimo darne una definizione, ci troveremmo a parlare lingue diverse. Il senso comune è ambivalente: assimila ma confonde, apprende ma banalizza. “Fiducia” e “se stessi” sono due universi polisemici, che se non ancorati e dettagliati, evocano grandi emozioni ma pochissime idee.

La fiducia parte da un sentimento positivo, correlato al piacere, di sicurezza e affidabilità verso un oggetto (se stessi, gli altri, la vita). Il sentimento ispira e si ispira a una valutazione dell’oggetto come buono, degno e meritevole ovvero composto da beni. Sentimento e valutazione innestano un fattore di previsione: ci si aspetta che il potenziale di sviluppo dell’oggetto possa essere positivo e più che positivo.

Quindi come recita il proverbio “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”

Io dico: “Fidarsi è bene, fidarsi è meglio”!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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